Come nasce un silent book?

Intervista a Fabio Sardo, Silvia Del Francia e Luca Cognolato sulla genesi del silent book LO ZAINETTO DI MATILDE edito Carthusia

Il silent book, ovvero un libro che usa solo le immagini per narrare, in italiano viene tradotto come “libro senza parole”: qualcuno ha dissentito perché le parole di fatto le mettiamo noi, le mettono i bambini, le creano le immagini stesse. Questi libri silenziosi sono potenti nelle scuole dove difficilmente si riesce a narrare una storia dall’inizio alla fine soprattutto quando quelle parole servono a dare il senso del racconto e quel senso solo in 3 o 4 riescono a capirlo.

Per questo i silent book sono inclusivi come nessun altro albo.

Tra i più famosi abbiamo senz’altro la trilogia di Suzy Lee: Onda, Mirror e Ombra; i libri iconici di Iela Mari: Palloncino Rosso, L’albero, La mela e la farfalla e i libri brulicanti di Susanne Berner: Inverno, Primavera, Estate e Autunno (in ordine di pubblicazione).

I miei preferiti invece sono Viaggio Incantato di Mitsumasa Anno e Clown di Quentin Blake. Per uno studio approfondito sul silent book suggerisco il capitolo dedicato all’argomento di Giulia Mirandola nel saggio Hamelin Ad occhi aperti edito da Donzelli del 2012 dove presenta anche tipologie di silent book molto diversi tra loro, poco conosciuti e particolari.

Invece tornando a noi, comuni appassionati di albi illustrati, quello a cui voglio arrivare con questa breve premessa è capire la genesi di un albo illustrato senza parole quando a crearlo non è solo l’illustratore che come nella maggior parte dei casi è anche autore della storia; ma quando, pur non essendoci trama narrativa scritta gli autori sono ben tre tra illustratori e scrittori.

Si tratta de Lo zainetto di Matilde, vincitore (ricordiamolo!) del Silent Book Contest Gianni de Conno Award: è un bellissimo albo senza parole che racconta i dolci e reali momenti di cura di un nonno con sua nipote. L’ho letto a casa con i miei figli di età da primaria, ma anche nella scuola dell’infanzia dove lavoro, con i più piccoli. La bellezza di questo albo infatti è che può avere vari livelli di narrazione in base alla fascia di età.

Come dicevo è molto curioso vedere che un silent book abbia tra gli autori, oltre ovviamente all’illustratore, anche due narratori: Silvia Del Francia e Luca Cognolato.

Il loro lavoro a tre aveva già dato luce al bellissimo albo sulla vita di Giorgio Perlasca: Il cavaliere delle stelle. In quell’occasione avevo chiesto a Fabio come funzionasse il legame tra testo e illustrazioni, cosa nasceva prima e cosa dopo nel susseguirsi delle pagine, (l’intervista qui): https://www.youtube.com/watch?v=um4lXkw2Pk0

Questo silent book mi ha coinvolto e mi ha appassionato così tanto da chiedere ai tre autori di raccontarmi come è nato il progetto: le risposte sono state davvero interessanti da leggere, ringrazio Silvia, Luca e Fabio per la loro disponibilità professionale e appassionata. Scoprirete tra le righe delle loro risposte quanto di profondo c’è nel mestiere dello scrittore e illustratore, niente lasciato al caso, tutto ha un senso.

Aprono Silvia e Luca che gentilmente ci hanno fatto entrare al cuore del loro lavoro:

“Il giorno che Fabio ci ha contattati con la proposta di partecipare al “Silent Book Contest Gianni de Conno Award”, gli abbiamo subito dato una risposta entusiasta, pur sapendo che il tempo a disposizione era ridotto. Sul nostro tavolo di lavoro si sono sviluppate due idee e la scelta finale è caduta sulla storia vera di Matilde, la nipote di Silvia. Ogni volta che Matilde ci viene a trovare, passiamo il pomeriggio divertendoci con lei e sperimentando attività diverse. Al momento dei saluti, quando arrivano mamma e papà, Matilde fa sempre un po’ di resistenza: si nasconde, mette il muso. Dentro di lei si svolge una lotta tra il desiderio di tornare a casa e la voglia di giocare ancora un poco. Il trucco, per alleggerire questo passaggio, è quello di consegnarle un sacchetto nel quale mettiamo i piccoli oggetti che le ricordano le ore trascorse assieme.”

Quanti genitori si ritroveranno in questa semplice storia, realismo del nostro tempo. Le ore lontani da casa, il lavoro che non sempre ci permette di dare ai nostri figli il tempo di qualità che spesso riescono a trovare altrove. E non a caso questo albo ha vinto quel premio, perché c’è tato cuore e realismo. L’idea dello zainetto è “stato quindi fin dall’inizio il centro della narrazione”.

Ho chiesto poi come è nato il lavoro insieme a Fabio che doveva, da questa idea, dare vita alle pagine illustrate:

“Come era accaduto per “Il cavaliere delle stelle”, abbiamo raccontato la storia a Fabio, gli abbiamo presentato un testo scritto e tutti e tre assieme abbiamo tolto, trasformato, ritoccato, modificato, immaginato, visualizzato… finché non ci è sembrato che la storia funzionasse.”

Ho chiesto a Fabio se fosse stato difficile illustrare un silent book che doveva rappresentare non solo il suo modo di vedere la storia ma anche la narrazione di due autori che non potevano di fatto comparire con le loro parole, ma solo attraverso le sue tavole. La risposta è interessante:

“Luca e Silvia avevano già una traccia narrativa che mi hanno sottoposto, su quella ho fatto uno storyboard di cui insieme abbiamo discusso le eventuali modifiche. Sinceramente non ho trovato molte differenze tra l’illustrare un albo con le parole ed un albo senza. Le tecniche narrative delle immagini sono le medesime. In un albo le illustrazioni dovrebbero narrare qualcosa in più della storia scritta, una narrazione parallela e aggiuntiva, nel silent narrano da sole. Potremmo pensare che le immagini da sole siano più allusive e aperte all’interpretazione, ma questo accade anche con le parole, c’è sempre una distanza tra significato e significante e in quel solco si colloca l’illustrazione, che può più o meno accorciare questa distanza a seconda della sensibilità e dello stile dell’autore.”

Le parole di Fabio ci fanno comprendere quanto l’albo illustrato sia un tipo di letteratura al di sopra di qualunque manipolazione, non ci sono limiti all’interpretazione. In quel solco di cui parla Fabio si riempiono le stanze delle Case sull’albo dell’infanzia, dei lettori, di chi legge e ascolta.

Inoltre questo albo ha una sorta di narrazione cinematografica con le azioni e le scene che cambiano di seguito anche nella stessa pagina. Ero molto curiosa di sapere come era nata questa scelta stilistica, Fabio spiega così:

“Dalla mancanza della parola. Ecco forse una differenza sostanziale non sta tanto nella tecnica narrativa della singola immagine quanto il bisogno che ho sentito , nell’assenza di parole che può riempire  le elissi della narrazione per immagini, (con le immagini diventa molto macchinoso “dire” cose come poi o il giorno dopo), di dare continuità narrativa.”

Alla base di questo lavoro c’è quello che Silvia e Luca spiegano molto bene qui:

“La collaborazione è stata molto divertente e tra noi si è creato subito un bel clima, perché ognuno si è sentito libero di proporre idee, suggerimenti o bocciare quello che non lo convinceva.”

Luca e Silvia confermano i diversi livelli di narrazione che può avere questo albo, dalla scuola dell’infanzia fino alle scuole secondarie di primo grado:

“Ogni volta che incontriamo i lettori, ci facciamo raccontare da loro la storia, semplicemente sfogliando le pagine, e ogni volta impariamo qualcosa. Tutti apprezzano una seconda lettura e anche una terza, perché scoprono piano piano i particolari che Fabio ha inserito nelle scene. Le sorprese non mancano mai, come quando alcuni lettori ci hanno rimandato una storia leggermente diversa, nella quale il papà separato (non più il nonno) passa un pomeriggio con Matilde, fino all’arrivo della mamma e del suo compagno. Emozionante è stato il primo workshop che abbiamo condotto tutti e tre insieme, con alcune classi della scuola secondaria di primo grado: è stato incredibile come siano nate tantissime storie silenziose dai gruppi coinvolti nel progetto, storie che poi l’istituto ha pubblicato. Assieme a Fabio abbiamo mostrato quali tecniche narrative usare per il primo percorso e come poi trasformare il tutto in un’opera illustrata, dove le uniche parole compaiono nel titolo e ovviamente nei nomi degli autori.”

Il giorno che Lo Zainetto di Matilde ha vinto il concorso al Salone del Libro di Torino me lo ricordo bene, ho pensato che tutti e tre si meritassero quel premio perché percepisco nelle loro pagine un qualcosa di autentico, senza artifizi, che l’infanzia di oggi merita più che mai.

Concludo con questa meravigliosa immagine che Silvia e Luca ci hanno dato del silent book:

“Il silent book, per la nostra piccola esperienza, è un libro pieno di tante parole, che vengono cancellate via via che diventano forme e colore.”

GRAZIE SILVIA LUCA E FABIO!

Le Case sull’Albo ringraziano!

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...