Punti di contatto

Mi perdonerete se per una volta vado parecchio fuori tema albi illustrati, ma sempre di letteratura si parlerà.

Quando avevo i figli molto piccoli sentivo spesso la frase: “Figli piccoli, problemi piccoli. Figli grandi, grandi problemi “. Che noia, pensavo ogni volta, magari all’ennesimo weekend passato chiusa in casa con i bambini a  fare aerosol o a fargli bere, contro la loro volontà, siringhe di antibiotico amaro.

E poi all’ennesima chiamata dalla scuola o dal nido, con la speranza, andando via di corsa, di non sentirmi dietro le solite battutine e occhiate di chi ha nonni e babysitter, o peggio, di chi figli non ne ha proprio, mi dicevo quando sarebbero finalmente arrivati questi problemi grandi dei figli grandi??

Beh adesso l’ho capito e quasi rimpiango il mobbing in ufficio, le nottate sveglia a debellare  virus e  batteri, i “terrible two” e tutte le feste di compleanno con annessa canzone “scarta la carta! scarta la carta!” .

Ho capito che questi grandi problemi in realtà non hanno un nome, un volto o uno spazio temporale ben definito. Chiamatela come volete: crescita, preadolescenza, ribellione, voglia di evasione…fatto sta che a un certo punto i nostri figli decidono che la nostra mente e le nostre energie devono tutte necessariamente convogliare in un’altalena di opposizione costante. Un tira e molla che non ha vincitori né vinti perché la vittoria per loro, è già la conversazione stessa. E credetemi se vi dico, a voi che ancora non ci siete arrivati, che è sfiancante e tirarsi indietro è matematicamente impossibile.

Ora capisco quel detto: meglio lo streptococco o la sesta malattia alla prima media; meglio un compleanno con 25 bambini di 4 anni ai gonfiabili, che un ragazzino convinto di aver capito come funziona il mondo.

Di libri per genitori disperati ne esistono molti, psicologi ed esperti che vanno in radio e in TV e dispensano consigli da mezzi di comunicazione che per i nostri figli nemmeno esistono.

Come sempre un libro mi ha illuminato, ma non scritto da uno psichiatria dell’etá evolutiva, bensì da uno scrittore di letteratura per ragazzi, che ha creato un personaggio così vicino all’epoca vissuta dai nostri figli, che ha creato un punto di contatto tra me e loro.

“Contiene 25 consigli per non leggere”

Ogni sera lo abbiamo letto insieme ed erano loro a implorarmi di farlo, anche nelle sere che ero più stanca.

Charlie Joe è in prima media e il suo unico obiettivo è trovare scappatoie per rendersi la vita facile in un vortice di situazioni di cui poi perde il controllo.

Una frase mi ha fatto capire tante cose…

“Gli adulti non lo capiscono, ma noi ragazzi abbiamo bisogno di fare sette altre cose intanto che pensiamo ai compiti, altrimenti ci concentriamo così tanto sul lavoro che non possiamo concentrarci sul lavoro.Perciò ci metto cinque ore a fare un compito che di solito avrei finito in due.                      NOTA PER I GENITORI: il nostro futuro successo accademico, sociale ed economico dipende dalla possibilità di inviare sms e instant message, controllare Instagram e chiamare gli amici ogni 15 secondi. Preferibilmente mentre nello stesso momento stiamo giocando a Fortnite.                                                               SE VOLETE CHE CI CONCENTRIAMO NON TOGLIETECI LE DISTRAZIONI”.

Questo romanzo fa tanto ridere e dalla cameretta ogni sera si sentivano le nostre risate. Risate che a un certo punto vi mancheranno tanto, perché con i bambini piccoli quelle non mancano mai.

E poi il fantastico finale che mi ha commosso perché l’autore riesce con semplicità a trasmettere al lettore la magia che sta alla base della letteratura: la scrittura stessa.

La sera che abbiamo salutato Charlie Joe eravamo un po’  tristi….ma per fortuna abbiamo scoperto altri libri con lui come protagonista, e tanti altri punti di contatto.

I punti di contatto, non smettiamo di cercarli e  ritroveremo i nostri bambini, non più piccoli ma sempre loro ❤️.

 

 

 

Lascia un commento